L’elettrocoltura: una tecnica nota da almeno due secoli, accantonata con l’avvento del consumismo alimentare, rappresenta una valida Alternativa biologica al cibo industriale per qualità, quantità e sicurezza. Ne abbiamo parlato con un esperto in materia: Andrea Donnoli.
L’elettrocoltura può essere definita come l’applicazione di principi elettromagnetici nell’agricoltura, allo scopo di migliorare la qualità e la produzione di ortaggi.
Pur essendo oggi poco nota al grande pubblico, l’elettrocoltura era una tecnica comune a partire dal 1800 e fino ai primi anni del dopoguerra, quando le prime multinazionali dell’industria alimentare, approfittando di un paese devastato dal II° conflitto mondiale, si avventarono con le loro “tecniche innovative” di produzione, orientando l’economia agricola verso una concezione affaristica dell’agricoltura a scapito della qualità dei prodotti e quindi della salute del consumatore.
Elettrocoltura nei secoli
Esistono attualmente testi riportanti molte testimonianze documentate. Ad esempio, già nel 1927, Justin Christofleau, pioniere dell’elettrocoltura, descriveva le tecniche per la fertilizzazione dei terreni attraverso le correnti elettromagnetiche terrestri e atmosferiche.
Elettrocoltura in Italia - per gentile concessione di Andrea Donnoli |
Elettrocoltura nel mondo - per gentile concessione di Andrea Donnoli |
L'ospite della puntata: Andrea Donnoli
Libero ricercatore, appassionato di Permacultura, inizia il suo percorso circa trent’anni or sono e realizza una Food Forest popolata da Frutti Antichi con una estensione di 300 metri quadrati nel territorio urbano di Bologna. Attualmente sviluppa tecniche di coltivazione sugli Appennini bolognesi, ad una altitudine di circa 935 metri.
Con Andrea abbiamo parlato di Elettrocoltura e del perchè può cambiare davvero la nostra vita in meglio. Secondo quanto abbiamo potuto apprendere questa tecnica, naturale al 100% consente di aumentare in modo letteralmente spropositato la produzione ortofrutticola, con riduzione di qualsiasi trattamento chimico fino alla sua eliminazione; ciò significa zero fertilizzanti con conseguente risparmio economico e in termini di salute, una minore assunzione di composti chimici nonché un maggiore rispetto per l'ambiente. Ma non è tutto. Questa tecnica consente una rigenerazione del terreno coltivato in tempi estremamente rapidi, attraverso un processo depurativo operato anche dall’assenza di introduzione di composti chimici, questi ultimi notoriamente cancerogeni, mentre, sotto il profilo qualitativo, i prodotti possiedono un indiscusso fattore nutrizionale superiore rispetto ai prodotti industriali o comunque trattati con componenti chimici.
Qui la puntata integrale.
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